Brixton, o quel che resta dei Caraibi londinesi

 

We gonna rock down to Electric Avenue, and then we’ll take it higher

E. Grant, Electric Avenue, 1982

 

La stazione ferroviaria di Brixton, quartiere nel sud di Londra (distretto di Lambeth), fu aperta nel 1862. Questo portò nella zona un nuovo pubblico di media borghesia attirata dalla convenienza dei costi e dal fiorire di attività mercantili. Nel 1876 proprio qui avrebbe aperto i battenti il primo Department store (grande magazzino) britannico, il Bon Marché, con la sua innovativa struttura in vetro e ferro così denominato sulla base della fama del predecessore parigino, che avrebbe spianato la strada a parecchie altre analoghe imprese commerciali.

 

Réclame del Bon Marché alla stazione di Brixton

 

Simboli della rivoluzione industriale cresciuti assieme alla middle class in seguito al trionfo dell’esposizione universale del 1851 tenutasi al mirabile Crystal Palace di Hyde Park.

 

Costruire un palazzo in vetro e in ferro appariva un tempo come l’ispirazione bizzarra per una costruzione occasionale. Sappiamo adesso che si trattava del primo grande passo verso forme completamente nuove.

W. Benjamin, Parigi capitale del XIX secolo.

 

Una decina di anni più tardi fu edificata Electric Avenue con la sua elegante curva di case vittoriane. Così denominata per essere stata la prima strada illuminata elettricamente. Successivamente i suoi marciapiedi furono decorati con sinuose tettoie di ferro battuto che, pesantemente danneggiate durante la Seconda guerra mondiale, sarebbero state per sempre rimosse negli anni Ottanta del XX secolo.

 

Electric Avenue nel 1930 con il camminamento coperto lungo i marciapiedi

 

All’inizio del Novecento la popolazione cambiò: i borghesi abbandonarono l’area che venne occupata dal proletariato operaio. Tra gli anni Venti e Trenta furono innalzate diverse gallerie coperte, destinate al commercio, e l’articolata struttura del mercato di Brixton si consolidò. La guerra portò pesanti bombardamenti, conseguenti distruzioni e nuovi abbandoni del quartiere da parte della popolazione. Verso la fine degli anni Quaranta nel Regno Unito iniziò una vera e propria importazione di forza lavoro dai Caraibi (Giamaica, Trinidad e Tobago e altre isole) per colmare i vuoti di manodopera lasciati dal conflitto bellico. L’operazione continuò fino al 1971 quando le leggi sull’emigrazione cambiarono drasticamente. Quegli immigrati passarono alla storia come Windrush Generation dal nome della nave (HMT Empire Windrush) che il 21 giugno 1948 trasportò i primi 1027 per “aiutare la madre patria” a risorgere dopo le ostilità, come recitava lo slogan promozionale.


 

L’arrivo della nave nel 1948

 

Le cosiddette West Indies erano all’epoca colonie britanniche e i loro cittadini, di conseguenza, giunsero in Inghilterra ritenendosi sudditi di sua maestà a tutti gli effetti. L’accoglienza non fu certamente delle migliori (il razzismo sarebbe divenuto illegale solo nel 1965) e la situazione si complicò quando i paesi caraibici dichiararono l’indipendenza dal Regno Unito e gli immigrati, a cui nessuno aveva pensato di regolarizzare le carte, si trovarono all’improvviso clandestini. Il culmine del problema fu raggiunto nel 2018 quando figli e nipoti dei primi trapiantati, sulla base delle leggi definite hostile environment dall’allora primo ministro conservatore Theresa May, furono minacciati di deportazione nonostante fossero nati sul suolo britannico e i loro familiari vi avessero lavorato e pagato le tasse per decenni. Documenti di sbarco attestanti la legittimità della loro presenza in Inghilterra non si trovarono (o furono fatti sparire) e le minacce di espulsione, rimpatrio, licenziamento e privazione del servizio sanitario nazionale fioccarono. Il cosiddetto scandalo Windrush portò, con una successione di ministri dell’interno, a ripensamenti e marce indietro, promesse di ricompense per chi era stato ingiustamente coinvolto nelle repressioni anche se le misure di riabilitazione sono ancora ben lungi dall’essere state completamente espletate.

Brixton, nel dopoguerra, divenne il nucleo della comunità giamaicana e diede inizio alla storia della Londra multietnica. Al di là dei banali aspetti folkloristici legati all’esotismo, le condizioni di vita nella zona restarono assai difficili per decenni. La recessione che colpì il paese all’inizio degli anni Ottanta fu particolarmente sentita tra la comunità afro-caraibica e portò nel 1981 allo scoppio di una storica rivolta passata alla storia come Brixton riots. Al malcontento causato da disoccupazione, criminalità e condizioni abitative di infimo livello si aggiunsero le vessazioni da parte dei poliziotti bianchi nei confronti dei giovani di colore sulla base della cosiddetta sus law (legge relativa alle suspected persons, persone sospettate) che potevano essere fermate e perquisite (stopped and searched) ad libitum. Circa 1000 persone nei primi sei giorni dell’aprile 1981 furono sottoposte a controlli nell’ambito dell’operazione denominata Swamp 81 (letteralmente, palude 81) ispirata a una dichiarazione dell’allora Primo ministro Margareth Thatcher che aveva dichiarato che il paese rischiava di essere “swamped by people of a different culture” (sommerso da gente di cultura diversa).  L’11 aprile esplose la rivolta che portò a violenze, razzie, saccheggi, distruzione di negozi e veicoli, feriti, arresti. La Bloody Sunday (domenica di sangue) di Brixton fece scattare rivolte analoghe in parecchie altre città del paese.

 

La rivolta di Brixton del 1981

 

L’universo della musica non restò indifferente. Brixton era anche musica, oltre che tante altre cose. Guns of Brixton dei Clash era stata profetica,

 

You know it means no mercy

They caught him with a gun

No need for the Black Maria

Goodbye to the Brixton sun. (https://www.youtube.com/watch?v=JcW8VNwYvL0)

 

scritta due anni prima degli incidenti, mentre, tra le molte, due canzoni espressamente dedicate a quegli eventi avrebbero portato nel mondo le tensioni del quartiere: Ghost Town degli Specials ed Electric Avenue di Eddie Grant.

 

Government leaving the youth on the shelf,

no job to be found in this country,

can’t go on no more,

the people getting angry. (https://www.youtube.com/watch?v=RZ2oXzrnti4)

 

Il quadro disegnato dagli Specials nel loro hit, esito dei tour che avevano compiuto in diverse città britanniche prima di sciogliersi, rispecchiava la pesante situazione britannica degli anni thatcheriani e il pezzo divenne la colonna sonora delle rivolte. Più specifico fu il funk-rock del guyanese Eddie Grant dedicato al degrado della strada che cento anni prima era stata l’orgoglio elettrico della città commerciale.

 

Now in the street there is violence

And, and a lots of work to be done

No place to hang out our washing

And, and I can’t blame all on the sun. (https://www.youtube.com/watch?v=IuwxZSIS__4)

 

Uno dei più famigerati punti di ritrovo della cultura musicale di Brixton era stato un pub, Brady’s of Brixton, prima degli anni Novanta noto come Railway Hotel visto che in qualità di albergo era stato costruito nel 1880. Sede di nottate musicali ad alto grado alcolico, era celebre in città per la disinvoltura con cui aggirava le leggi proibizioniste e per le colossali bevute che vi avevano luogo, aveva accolto figure come The Clash, Jimi Hendrix, gli Alabama3. Chiuse forzatamente i battenti nel 1999 in seguito a un progetto di riqualificazione della zona. Nonostante i molti tentativi di garantirne la futura gestione alla comunità locale, l’intervento di un gruppo di squatters che riuscì a farlo rivivere per qualche tempo e le numerose petizioni (tra i cui sostenitori si contò addirittura Prince Charles) nel 2007 fu messo all’asta e oggi i suoi locali sono occupati da un pacchiano ristorante messicano. I piani superiori sono diventati appartamenti e la sua iconica torre degli orologi, era esagonale perché l’ora potesse essere vista dai passeggeri dei treni in transito da ogni angolazione, è stata restaurata e si erge tra l’intrico di scale, passerelle e colonne di ferro che sostengono i binari ferroviari, sola testimone di un passato leggendario.

 

La torre degli orologi dell’ex pub Brady’s of Brixton

 

Cosa è oggi Brixton Market? Pur essendo, da una decina d’anni, interessato da opportuni quanto rischiosi restauri e rivisitazioni (l’ex Granville Arcade si chiama Brixton Village dal 2011) mantiene ancora, forse per poco, una certa aura di autenticità. Nonostante le concessioni all’immancabile gentrificazione che, a Londra come altrove, mina pesantemente il genius loci di quartieri e comunità etniche, lo spirito che si respira tra le bancarelle e sotto le arcate delle varie gallerie riesce a conservare una discreta percentuale di spontanea quotidianità. Soprattutto la mattina, quando le attività dei mercati fervono e la clientela è soprattutto costituita da gente del posto che si rifornisce di articoli di prima necessità e la fauna che vi gravita ancora comprende figure non del tutto omologate ed eccentriche rispetto alla media convenzionale.

Molti appartamenti nelle case di Electric Avenue sono in fase di ristrutturazione e annunciano incombenti cambi di stato sociale e insediamenti di nuovi inquilini che porteranno a una riqualificazione dell’area con conseguenti aumenti degli affitti e sempre maggiori tentativi di sbarazzarsi della storica realtà abitativa a favore di residenti più abbienti e “raccomandabili”. Analogo atteggiamento trasmettono le insegne di sfavillanti attività commerciali di recente apertura che si inseriscono tra quelle storiche e sbrindellate attraendo un pubblico sempre più misto e hipsterizzato. Fenomeni che da decenni stanno mettendo a rischio la fisionomia di una gran quantità di quartieri in ogni parte del mondo in nome di un recupero della sicurezza civile e della conservazione di retaggi architettonici. Se apprezzabili sono la lotta alla criminalità e la preservazione dei beni culturali, assai meno pregevoli risultano lo sradicamento di culture e genti e l’immolazione agli interessi economici di intere comunità e fasce di popolazione. Gli stessi bohémien alternativi che per primi avevano scelto di trasferirsi nelle zone anticonformiste le hanno da tempo abbandonate in quanto private della propria identità e globalizzate o trasformate in rassicurante parco a tema che cita in forma patinata la propria non impeccabile storia e il proprio colorito passato.


 

Lavori in corso in Electric Avenue

 

Nella sinestesia del mercato di Brixton ciò che mi ha maggiormente colpito sono stati i colori, ancor più dei suoni e degli odori.


 

Abiti e accessori afro-caraibici

 

Frutta e verdure caraibiche

 

Esterni e interni di negozi e gallerie sparano una sinfonia di cromaticità rutilante e coinvolgente. Si percepisce la propria estraneità anche sulla base della non familiarità con molti dei prodotti venduti che, per il neofita, restano una misteriosa quanto attraente ed estetizzante rassegna di tinte forti e sgargianti.

 

Alimentari afro-caraibici

 

L’interno delle gallerie, passages di benjaminiana memoria, continua ad affascinare il passante con il baluginante lucore che penetra dai tetti di vetro, sostenuto e integrato da lampade di varia natura e dalle immancabili insegne luminose.


 

Market Row a Brixton


Accanto a realtà di recente risistemazione, come la Reliance Arcade, galleria stretta e buia che mantiene su Electric Avenue la sua curiosa facciata in stile art déco ispirata a una tomba egizia (era stata costruita tra il 1923 e il 1925, subito dopo la scoperta della tomba di Tutankhamon), se ne trovano di ancora segnate dal tempo e non ancora marcate dal processo di innovazione.


 

L’ingresso egizieggiante alla Reliance Arcade

 

Market Row, che risale al 1928 tuttora vanta un ingresso d’epoca, mentre al suo interno recenti acquisizioni cercano un dialogo con tracce di passato.


 

L’ancora scalcinato ingresso a Market Row con una bottega di incensi sull’angolo

 

Il maggior trionfo del cibo si trova sulle bancarelle all’aperto in Electric Avenue i cui tendoni di plastica colorati hanno sostituito le antiche tettoie di ferro battuto.

 

 

Bancarelle su Electric Avenue


Bancarella di pesce su Electric Avenue


Platani (simili a banane ma non dolci e da cucinare), okra (alias gombo, vagamente simile a una zucchina), frutti tropicali, zenzero, scotch bonnet (peperoncini multicolore super piccanti), pesci salati ed essiccati, moltissimo pollame e moltissimo pesce fresco, spezie a non finire, dalla classica miscela jerk per marinare le carni alla più fuorviante allspice che, a dispetto del nome che porta, non è un misto di droghe ma la bacca del pimento, essiccata e macinata, il cui sapore rimanda a un’ipotetica mistura di chiodi di garofano, cannella, pepe e noce moscata. Tutto freschissimo e consumato quotidianamente da una folla multietnica che si muove con sicurezza tra le svariate offerte.


 

In primo piano, sulla destra, i peperoncini schotch bonnet


Una passeggiata tra le vie e le gallerie circostanti rivelerà altri aspetti “minori” ma significativi della vita che circonda il mercato e che ne costituisce l’anima. Una grande serie di empori in cui si trovano dalle candele ai vinili, dalle parrucche ai calzolai, dai tessuti alle passamanerie, dal ferramenta ai più recenti ristorantini e pizzerie che stanno diventando alla moda.


 

Colori al mercato di Brixton


Caffetteria etiope

 

La zona è ancora ricca di graffiti e murales. Il più famoso, oggi protetto da una copertura di plexiglas, è quello dedicato al più illustre cittadino di Brixton, David Bowie, anche se quando ancora si chiamava Jones vi trascorse soltanto i suoi primi sei anni di vita. Si trova proprio al di là della strada rispetto all’ingresso della stazione della metropolitana e ritrae il Duca bianco in veste di Ziggy Stardust. Nel 2016, a pochi mesi dalla sua morte, il marciapiedi antistante era invaso da mazzi di fiori e il muro colmo di graffiti e post-it. Oggi tutto è stato ripulito e “riqualificato”. Ulteriore simbolo delle operazioni in corso nella zona. In ogni caso, un bel modo per farsi accogliere o congedarsi da Brixton.

 

   



Il murale dedicato a David Bowie (2016 e 2022)

 

Visitato il 11 maggio 2022

 

Le fotografie, salvo diversa indicazione, sono mie:


Réclame del Bon Marché alla stazione di Brixton: https://www.southlondonclub.co.uk/blog/a-brief-history-of-bon-marche

Electric Avenue nel 1930: https://www.brixtonbuzz.com/2013/08/the-rise-and-fall-of-electric-avenue-brixton/

L’arrivo della nave nel 1948: https://www.theguardian.com/uk-news/2018/apr/16/mps-urge-may-to-resolve-immigration-status-of-windrush-children

La rivolta di Brixton del 1981: https://www.huffingtonpost.co.uk/entry/brixton-38-years on_uk_5cab1840e4b047edf95cf188

 

I rimandi alle canzoni sono presenti nel testo.

 

Tra i molteplici piatti della cucina caraibico-giamaicana privilegio una preparazione di pesce marinato che ricorda il carpione, la scapece o il saor italico ma con connotazioni identitarie molto specifiche. Al mercato di Brixton, o ricorrendo a fonti alternative, procuratevi allspice e scotch bonnet peppers e cimentatevi con l’Escovitch Fish. Il nome deriva dai tempi della dominazione spagnola (1494-1655) e dalla ricetta dell’escabeche che avrebbe influenzato anche la cucina partenopea.

Ingredienti per due persone:

400 gr. di pesce bianco, intero o a tranci, (dentice, branzino, trota, orata) pulito e diliscato, il succo di ½ lime, 1 foglia d’alloro, 1 spicchio d’aglio tritato, 1 cipolla piccola affettata sottilmente, ½ cucchiaino di zenzero fresco tritato, 1 carota piccola tagliata a julienne, ½ peperone rosso affettato sottilmente, ½ peperone giallo affettato sottilmente, 1 ciuffetto di timo fresco, ½ peperoncino (o più se piace il piccante) scotch bonnet, 1 punta di cucchiaino (o più a seconda dei gusti) di allpsice giamaicana, ½ cucchiaino di zucchero, ½ bicchiere di aceto, olio, sale e pepe q.b.

Massaggiare il pesce con il succo di lime salato e pepato. In una casseruola cuocere in abbondante olio il pesce finché sarà ben rosolato. Rimuovere e mettere da parte. Lasciare poco olio nella padella e friggervi a fiamma viva l’aglio, lo zenzero e la foglia di alloro (attenzione a non lasciar bruciare l’aglio). Aggiungere gli altri ingredienti (a eccezione dell’aceto) e friggere per altri tre minuti. A quel punto sfumare con l’aceto e lasciar evaporare. Aggiustare di sale e pepe e versare sul pesce. Lasciar marinare almeno per una notte e servire freddo ma non di frigo.


Escovitch Fish giamaicano

https://seasonedskilletblog.com/jamaican-escovitch-fish/

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